Lo sterminio degli Ebrei nella terra d’Israele
Morto un imperatore se ne fa un altro, Vespasiano teneva sotto assedio la città santa del popolo ebraico, Gerusalemme resisteva essendo in quel popolo tutti, israeliti e cristiani, pronti a morire per la libertà.
Vespasiano nel 70 dovette lasciare la città assediata e partire per Roma dove lo aspettavano il Consolato e la corona di Imperatore. Resta sul posto per proseguire l’assedio di Gerusalemme il figlio Tito con l’ordine di:
Non solo domare la rivolta di questo popolo dal Dio unico, ma di distruggere la città a perenne memoria e completamente radere al suolo, tutti gli edifici e soprattutto il tempio che per gli ebrei era il simbolo della presenza del loro Dio, e per finire, ordina una strage olocausto.
Uccidere quanto più ebrei sarebbe possibile, ed il resto doveva essere scacciato con tutti i mezzi, una volta per tutte, nessuno escluso, da quel luogo che più tardi gli si cambierà perfino il nome.
Una nuova e più cruenta strage su tutto il territorio del popolo di Israele dove, una volta eliminati e cacciati o venduti schiavi, tutti gli ebrei, fu chiamato per ordine dell’imperatore Adriano nel 135 la “PALESTINA”
La strage operata da Tito nel 70 per ordine del padre Vespasiano fu enorme, colossale, una carneficina. Fu uno dei più grandi crimini dell’umanità per la ferocia inaudita con la quale si uccidevano uomini, donne, bambini e vecchi, noncuranti di nulla, soldati che erano fieri di uccidere inerme creature che amavano il proprio paese. Alcuni si rifugiarono nella fortezza di Masada, anche quella poi distrutta nel 74.
Questo popolo sovrano aveva il solo torto di non sopportare ingerenze di altri popoli, di altri re, di altri imperatori che il loro Dio che aveva dato loro una legge già più che millenaria, e che
intendeva osservare solo quella.
Gli ebrei scampati non si davano per vinti, tanto che da allora il loro saluto era: “l’anno prossimo a Gerusalemme” un saluto augurio che durò per due millenni fino al trattato del 1947, quando sarà creato lo Stato di Israele, un popolo finalmente ritornato nella sua terra.
Fu in questo periodo, nel 70, che la tradizione indica per la composizione del Vangelo di Marco, mentre quello di Matteo è di una data più avanzata. Luca più tardi si comporrà di materiali dei
due primi, mentre Giovanni scrive il suo Evangelo molto più tardi.